NOA-04 Randomized phase iii trial of sequential radiochemotherapy of anaplastic glioma with procarbazine, lomustine, and vincristine or temozolomide

Wick W, Hartmann C, Engel C, Stoffels M, Felsberg J, Stockhammer F, Sabel MC, Koeppen S, Ketter R, Meyermann R, Rapp M, Meisner C, Kortmann RD, Pietsch T, Wiestler OD, Ernemann U, Bamberg M, Reifenberger G, von Deimling A, Weller M.
J Clin Oncol. 2009 Dec 10; 27(35): 5874-80

I gliomi anaplastici (grado III della classificazione WHO) rappresentano un gruppo eterogeneo di tumori con differenti aspetti istologici (astrocitoma anaplastico, oligodendroglioma anaplastico, tumori misti oligo-astrocitari), differente profilo genetico ed evoluzione clinica variabile. Attualmente le opzioni di trattamento ottimali e il ruolo dei marcatori molecolari nella gestione clinica rimangono controversi. Recenti studi cooperativi di fase III (EORTC 26951-ref 1), (RTOG R9402-ref 2) hanno riportato un significativo impatto sulla PFS dell'associazione di radioterapia (RT) e chemioterapia (CT) rispetto alla sola RT, ma senza che questa influenza venga documentata sulla sopravvivenza globale (OS). Inoltre ambedue gli studi hanno confermato il significativo impatto sulla sopravvivenza della presenza di co-delezione di 1p-19q. Attualmente resta da accertare se i marcatori molecolari (in particolare la perdita di eterozigosi sui cromosomi 1p-19q) rappresentino solo un indicatore biologico di outcome favorevole (indicatore prognostico) o se possano essere correlati anche alla risposta ai trattamenti (indicatore predittivo di risposta).

Lo studio cooperativo tedesco NOA-4 recentemente pubblicato sul Journal of Clinical Oncology (Dicembre 2009) compara l'efficacia e la tossicità del trattamento iniziale con RT o CT (PCV o Temozolomide) in 318 gliomi anaplastici. Lo studio esplora inoltre il ruolo prognostico e predittivo di alcuni marcatori molecolari come la delezione dell'1p-19q, la metilazione dell'enzima MGMT e la mutazione dell'isocitrato deidrogenasi (IDH1). Sorprendentemente i risultati mostrano che nei pazienti trattati con iniziale RT o con CT la PFS non è statisticamente differente. Inoltre, lo studio conferma il forte impatto sulla sopravvivenza della presenza della delezione di 1p-19q e anche l'importante ruolo della mutazione IDH1 come fattore prognostico indipendente. La mutazione di MGMT risulta essere in questa casistica un fattore prognostico anche più forte della co-delezione di 1p-19q. I risultati di questo studio sembrerebbero supportare la possibilità di utilizzare la chemioterapia nel trattamento di prima linea, nei pazienti con gliomi anaplastici e profilo molecolare favorevole, rinviando la radioterapia alla progressione. Tuttavia, il possibile utilizzo dei fattori prognostici bio-molecolari come possibili fattori predittivi di risposta ai trattamenti rimane ancora non ben definito e richiede ulteriori studi. La migliore comprensione del significato dei marcatori bio-molecolari potrà aiutare nella pratica clinica ad ottimizzare le scelte di trattamento nei pazienti affetti da gliomi anaplastici, riservando i trattamenti più aggressivi ai casi con indicatori di prognosi sfavorevole.

Referenze
1) van den Bent et al. J Clin Oncol 2006, 24: 2715-22
2) Cairncross et al. J Clin Oncol 2006, 24: 2707-14

Data: 
Venerdì, 19 Luglio, 2013